I CFD sono strumenti complessi e comportano un alto rischio di perdere denaro rapidamente a causa della leva finanziaria. Il 72.2% dei conti degli investitori al dettaglio perdono denaro quando scambiano CFD con questo fornitore. Dovresti considerare se hai capito come funzionano i CFD e se puoi permetterti di correre l'alto rischio di perdere il tuo denaro.


La settimana appena trascorsa ha mostrato mercati finanziari caratterizzati da significativa volatilità ma con segnali incoraggianti di ripresa, soprattutto nei principali indici azionari statunitensi. L'S&P 500, il Nasdaq e il Dow Jones hanno vissuto oscillazioni importanti, tra prese di profitto e acquisti dettati dall’attesa delle prossime mosse della Federal Reserve. In particolare, le trimestrali di grandi aziende tech e retailer hanno influenzato di molto il sentiment di mercato, con Nvidia e Walmart protagoniste di risultati che hanno ridisegnato le prospettive settimanali.
A livello globale, il contesto macroeconomico ha mostrato segnali misti: in Europa, la fiducia dei consumatori è leggermente migliorata, mentre in Asia si sono susseguiti dati contrastanti su produzione industriale e domanda interna. Nel settore delle materie prime, l’oro ha mantenuto la sua posizione di rifugio sicuro, mentre il prezzo del petrolio ha oscillato tra livelli di offerta e domanda incerti, influenzato da fattori geopolitici e scorte.
Nel mercato Forex, il dollaro americano si è rafforzato rispetto alle valute principali, sostenuto dalle prospettive di politica monetaria restrittiva, mentre valute legate alle commodity hanno risentito della volatilità in area commodities.
Il focus resta sulle prossime decisioni delle banche centrali e sui risultati delle prossime trimestrali, elementi che guideranno i mercati verso la chiusura di un anno intenso.
Nel mercato valutario, il dollaro statunitense ha mostrato segni di forza, complici dati macroeconomici favorevoli e l’attesa di politiche monetarie restrittive negli USA.
Le valute commodity-linked come il dollaro canadese (CAD) sono state caratterizzate da alta volatilità, risentendo della dinamica altalenante del prezzo del greggio e della complessa situazione geopolitica.
La settimana ha visto una dinamica "laterale-rialzista" del Dollar Index, che si è attestato in area 100 punti, mantenendo volatilità in scia alle minute del FOMC e al dibattito sulle future decisioni della Federal Reserve.
Il Forex, durante la settimana appena trascorsa, ha quindi mostrato movimenti abbastanza moderati ma rilevanti sul fronte delle principali valute.
Il Dollar Index, come anticipato, ha confermato la sua forza, attestandosi a 100,19 il 21 novembre, vicino ai massimi degli ultimi sei mesi. Questo è stato sostenuto da dati macroeconomici robusti e da ridotte aspettative di ulteriori tagli ai tassi d’interesse negli Stati Uniti.
L’EURUSD ha mostrato segnali di debolezza, scendendo a 1,1513, il livello più basso da inizio novembre, penalizzato da una lieve flessione degli indicatori PMI in eurozona e dalla stabilità delle politiche BCE, che sembrano orientate a mantenere i tassi fermi almeno per tutto il 2026.
Nell’ultima settimana, la coppia EURUSD ha mostrato una decisa tendenza ribassista, chiudendo sotto il livello chiave di 1,1500. Questo livello, da poco violato al ribasso, funge da supporto critico: la sua rottura ha segnato un segnale di continuità della pressione venditrice nel mercato valutario.
La media mobile semplice a 50 periodi, posizionata attorno a 1,1643, ha agito da resistente naturale, con il prezzo che si è mantenuto stabilmente al di sotto, segnalando una dominanza degli orsi ovvero i ribassisti!.
Anche l’indicatore RSI, attestatosi vicino a quota 40, conferma condizioni di debolezza e una possibile ulteriore disponibilità a vendere da parte degli operatori.
L’analisi tramite regressione lineare evidenzia chiaramente un trend discendente, con i massimi e minimi progressivamente più bassi, a sottolineare un contesto di mercato orientato al ribasso. Le candele giapponesi rilevate nell’ultima settimana includono pattern di indecisione e inversione ribassista, come le Evening Star e i Doji, a testimoniare un tentativo di rimbalzo poco sostenuto dai compratori. Dal punto di vista dei livelli di prezzo, emergono resistenze significative a 1,1590 e 1,1650, che dovranno essere superate con convinzione per ipotizzare un cambio di scenario.
Nel complesso, dal punto di vista tecnico, l’EURUSD resta sotto pressione nel breve termine, con probabili discese verso i supporti successivi a 1,1440 e 1,1380. Solo un recupero solido sopra la media mobile a 50 periodi e l’area di resistenza a 1,1650 potrebbe indicare un’inversione di tendenza, ma al momento le condizioni suggeriscono prudenza e attenzione ai prossimi dati macroeconomici di Eurozona e Stati Uniti per eventuali spunti operativi. Questa visione fornisce un quadro completo e aggiornato per trader e investitori che seguono uno dei cross valutari più seguiti a livello globale.

La coppia GBPUSD si è mantenuta intorno a 1,309, risentendo delle persistenti incertezze post-Brexit e dell’attesa per dati economici chiave in Regno Unito. Importante è stato il rialzo del cross USD/JPY, che ha raggiunto 156,39 grazie a una politica monetaria giapponese più accomodante e al rafforzamento generale del dollaro.
Nell’ultima settimana, il cambio GBPUSD ha mantenuto un andamento caratterizzato da un trend ribassista moderato, con il prezzo che si è mosso prevalentemente sotto la soglia psicologica di 1,3100. La coppia ha affrontato una settimana difficile, penalizzata dai dati macroeconomici del Regno Unito deludenti, tra cui vendite al dettaglio sotto le attese e indicatori PMI misti, che hanno limitato il potenziale di recupero della sterlina britannica. Parallelamente, il dollaro statunitense è rimasto robusto, sostenuto da dati macro americani positivi, mantenendo pressione sul cross.
Dal punto di vista tecnico, la media mobile semplice a 50 periodi si attesta intorno a 1,3320, mentre il prezzo si è stabilmente mantenuto al di sotto di questo livello, suggerendo una predominanza della pressione di vendita.
L’indicatore RSI si posiziona in zona 40, confermando la debolezza del momentum e la difficoltà a innescare spunti rialzisti.
La regressione lineare e le medie mobili a breve e medio termine mostrano una linea discendente coerente con la tendenza ribassista dell’ultimo periodo.
I livelli di supporto più importanti si trovano a 1,3050, 1,2955 e 1,2890, livelli da monitorare attentamente poiché la loro rottura potrebbe ampliare la fase negativa, con target ulteriori verso 1,2745. Le resistenze da superare per ipotizzare un’inversione di rotta sono invece posizionate a 1,3125 e 1,3155, mentre un rialzo sostenuto oltre 1,3200 potrebbe ambire a testare la media mobile a 200 giorni posta intorno a 1,3300.
Dal punto di vista dei pattern candlestick osservati, nelle ultime sedute si registrano segnali di indecisione e pressione di vendita, inclusi alcuni tentativi di rimbalzo limitati da candele come Inverted Hammer e Doji, senza tuttavia riuscire a consolidare inversioni significative.
In conclusione, la coppiaGBPUSD presenta una configurazione tecnica fragile, con le pressioni ribassiste ancora prevalenti, e si mantiene in una fase di attesa in vista dei prossimi dati economici e indicazioni dai principali istituti monetari. Solo una chiusura superiore ai 1,3150-1,3200 potrebbe dare il segnale di un possibile recupero, mentre la rottura dei supporti chiave potrebbe accelerare ulteriormente le perdite nel breve termine. Questa panoramica tecnica aggiornata è essenziale per trader e investitori che seguono la dinamica della sterlina britannica contro il dollaro statunitense.

L’AUDUSD si è consolidato attorno a 0,645, beneficiando di dati economici australiani più solidi e di un sentiment positivo legato alle materie prime.
Al contrario, il USDCHF è rimasto stabile intorno a 0,807, riflettendo sia la forza del dollaro sia una prudente attitudine della Banca Nazionale Svizzera.
Infine, il cross USDSEK ha oscillato in un range relativamente stretto tra 9,55 e 9,59, denotando stabilità nei confronti della corona svedese.
Questa panoramica evidenzia un Forex che, pur privo di forti scossoni, resta influenzato da fattori macroeconomici e dalle politiche monetarie, con squilibri che potrebbero aprire scenari di volatilità nel breve termine
Per le materie prime, l’oro si è posizionato intorno a $4.094/oncia, con una leggera tendenza al rialzo, sostenuto dall’incertezza sui mercati e da una domanda di rifugio moderata. L’argento ha mostrato un lieve recupero a circa $28,72/oz, sostenuto da dati sul weakening del dollaro e un certo interesse degli investitori, ma si mantiene volatile. Interessante la performance del Natural Gas che ha toccato $4,57/MMBtu, con un balzo del 2.23% su base giornaliera e oltre il +32% sul mese, favorito da una domanda robusta nonostante un’offerta solida e dalle aspettative metereologiche fredde imminenti negli USA. Al contrario il Crude Oil ha mostrato un decremento al di sotto di $58 per barile, con un calo mensile dello 0,9% e un trend negativo rispetto allo scorso anno (-18%), a causa di dati macro meno incoraggianti e forti livelli di scorte.
Nella settimana appena trascorsa, l’oro ha evidenziato una fase di debolezza, con quotazioni che si sono mantenute nell’area dei 4.040-4.080 dollari l’oncia, registrando un calo settimanale dopo un periodo di forte rialzo. I prezzi hanno risentito sia delle aspettative meno favorevoli su un taglio imminente dei tassi da parte della Federal Reserve sia dei dati positivi sul mercato del lavoro statunitense, che hanno rafforzato il dollaro e ridotto la domanda di beni rifugio.
A livello tecnico, la media mobile semplice a 50 periodi si trova a 3.996,7 dollari, valore che ora funge da supporto dinamico sul breve. L’oro ha testato questa media nelle ultime sedute, mantenendosi marginalmente al di sopra, indice di una possibile fase di consolidamento dopo il rally autunnale. L’indicatore RSI su base settimanale si attesta in area 45, segnalando una perdita di momentum rialzista senza tuttavia indicare ipervenduto.
I livelli tecnici più rilevanti: il supporto chiave si individua a 4.020–4.000 dollari, con successive aree di attenzione a 3.931 e 3.886 dollari, coincidenti con i recenti minimi di swing. Sul lato opposto, le resistenze principali si collocano a 4.100 e 4.130, oltre cui si aprirebbero spazi per nuovi tentativi di attacco ai massimi storici.
Dal punto di vista dei pattern candlestick, la settimana ha visto la formazione di candele di indecisione e piccole Doji sui supporti chiave, segnale di incertezza degli operatori e di una possibile pausa nella tendenza ribassista di brevissimo. Il trend di fondo rimane comunque rialzista sul medio termine.
In sintesi, l’oro si trova in una fase delicata di consolidamento sopra la media a 50 periodi, con un momentum che si è indebolito ma senza inversioni definitive del trend principale. Attenzione resta rivolta agli sviluppi macroeconomici e monetari, in particolare alle decisioni della Federal Reserve e all’andamento del dollaro, fattori che continueranno a guidare le prossime mosse del metallo prezioso.

Nell’ultima settimana, il prezzo del petrolio ha vissuto una fase di debolezza, chiudendo sotto i 58 dollari al barile, toccando un minimo di periodo e segnando una perdita settimanale superiore al 2%.La pressione ribassista è stata alimentata dalle notizie su un possibile cessate il fuoco nella crisi Russia-Ucraina e da dati macroeconomici misti, che hanno pesato sulle prospettive di domanda globale.
Tecnicamente, la media mobile semplice a 50 periodi si posiziona a 60,37 dollari, con il prezzo che si è mantenuto stabilmente al di sotto per tutta la settimana, confermando la prevalenza del trend ribassista.
L’RSI a 14 giorni si attesta in area 41, indicatore di una momentum neutro-debole e della mancanza di pressione rialzista significativa.
Dal punto di vista dei livelli chiave, il supporto principale per il petrolio si trova a 58,12 dollari, testato nei giorni scorsi: una rottura di questo livello esporrebbe l’area dei 57,31 e, in estensione, i precedenti minimi a 56,00 dollari. La prima resistenza significativa è a quota 61,50-62,00 dollari; il superamento di questa fascia migliorerebbe il quadro tecnico, aprendo la strada verso i 62,70 dollari (media 100 giorni).
Il quadro candlestick di breve periodo mostra la presenza di pattern di consolidamento, tra cui Hammer e Doji, che segnalano una crescente indecisione tra venditori e compratori nelle aree di supporto, ma senza l’apparizione di segnali chiari di inversione bullish.
In sintesi, il mercato del petrolio mantiene un’impostazione ribassista di breve periodo, con supporti ancora sotto pressione e resistenze che limitano i tentativi di recupero.
L’attenzione del mercato resta rivolta agli sviluppi geopolitici e alle prossime stime sull’andamento della domanda globale di energia, che influiranno sulla volatilità delle quotazioni nelle settimane a venire.

La settimana ha visto una netta prevalenza di vendite sugli indici tecnologici, con il Nasdaq che ha ceduto circa il 3% sulla settimana, risentendo del calo di fiducia sugli investimenti in intelligenza artificiale e dopo i risultati iniziali di Nvidia che, pur superando attese, non hanno dissipato le preoccupazioni sul settore tech.
L’indice più ampio S&P 500 è sceso del 2%, in parte a causa del sentimento negativo verso le azioni ad alta valutazione, mentre il Dow Jones ha registrato un calo più contenuto attorno all’1,9%, confermando una rotazione degli investitori verso titoli più stabili e value.
Il VIX, indice della volatilità del mercato, ha mostrato un forte aumento, con un balzo fino a 26 punti, suggerendo una crescente incertezza e nervosismo tra gli investitori, specie dopo gli eventi del mese e le trimestrali.
Sul fronte dei titoli più capitalizzati e con maggiore flottante nel Nasdaq, si segnala che Nvidia ha guidato il settore tech in termini di volumi e capitalizzazione, contribuendo però al nervosismo post-rialzo dopo una rapida correzione. Tra gli altri titoli molto scambiati troviamo Broadcom, Micron Technology e Warner Bros Discovery, con variazioni di prezzo rispettive fra lievi ribassi e qualche recupero, ma con volumi sostanziosi, indice di un mercato attivo e volatile.
Nella settimana dal 14 al 21 novembre 2025, il Nasdaq ha subito un’evidente fase di correzione tecnica, segnando una chiusura il 21 novembre a quota 24.239,57 punti. L’indice ha registrato una volatilità sostenuta, toccando un minimo intraday rilevante a 23.854,03 punti e un massimo settimanale a 24.521,84, con una variazione negativa di oltre il 3% rispetto ai livelli della settimana precedente.
Tecnicamente, il prezzo si è mantenuto stabilmente sotto la media mobile semplice a 50 periodi (24.949,69), confermando la forza della pressione ribassista in atto.
L’indicatore RSI settimanale è sceso in area 38, chiaro segnale di prevalenza dei venditori e di compressione del momentum, pur restando sopra i valori estremi di ipervenduto.
Analizzando i livelli di prezzo, il supporto chiave si colloca in area 24.635 punti: la sua rottura potrebbe esporre il Nasdaq a ulteriori discese fino a 24.000 e, in estensione, verso i 23.455 punti. Sul fronte opposto, la prima resistenza tecnica si trova a 25.745 punti, livello che rappresenta anche un ostacolo psicologico e operativo per eventuali tentativi di rimbalzo.
Dal punto di vista della regressione lineare, la struttura di fondo resta ancora rialzista sul medio periodo, fintanto che l’indice oscilla nel canale ascendente evidenziato su timeframe superiori. Tuttavia, il calo rispetto ai massimi di 26.288 punti evidenzia una fase correttiva importante (-6,6%). Questa impostazione è confermata dal formarsi di diversi pattern candlestick di reversal (Doji, Hammer) e di bullish reversal a 4 ore, soprattutto nella seconda parte della settimana, a indicare un possibile rallentamento della pressione ribassista.
Si segnala infine che la performance del Nasdaq in questa fase è particolarmente sensibile all’attesa delle trimestrali di titoli di peso come Nvidia, oltre che alle mosse della Federal Reserve. In sintesi, il quadro tecnico resta orientato alla cautela: la difesa dei supporti ed eventuali notizie favorevoli dal comparto tech o dalla politica monetaria potranno alimentare rimbalzai tecnici, mentre un cedimento della zona 24.635 amplificherebbe i rischi di una nuova ondata di vendite.

Nella settimana dal 14 al 21 novembre 2025, S&P500 ha vissuto una fase di volatilità accentuata, mostrando segnali di consolidamento sotto la media mobile semplice a 50 periodi, posizionata a quota 6.711 punti.L’indice ha oscillato tra un minimo di 6.521 e una chiusura a 6.602,99 punti, evidenziando una perdita di slancio rispetto alle settimane precedenti. Il valore dell’RSI a 14 giorni si attesta in zona 41, segnalando una condizione di debolezza di breve termine nel sentiment degli operatori, senza tuttavia raggiungere estremi di ipervenduto.
Dal punto di vista tecnico, la struttura correttiva recente ha generato massimi e minimi decrescenti, mentre il canale di regressione conferma il mantenimento di una tendenza rialzista di medio periodo finché vengono difesi i supporti principali in area 6.521–6.550 punti.
Il quadro candlestick settimanale ha mostrato pattern di equilibrio come Doji e Spinning Top, insieme a tentativi di rimbalzo identificati da Hammer e candele di stallo sui supporti.
La resistenza cruciale rimane la fascia tra 6.711 e 6.763 punti: una rottura confermata di questo livello potrebbe riattivare il momentum rialzista in direzione dei massimi storici.
Al contrario, ulteriori discese sotto i supporti chiave potrebbero esporre il mercato a nuove ondate di ribasso, con la volatilità alimentata sia dalle incertezze macroeconomiche che dall’attesa dei risultati delle principali big cap americane.
In sintesi, S&P500 affronta una fase tecnica delicata, con debolezza di breve termine, ma con una struttura di fondo ancora difensiva, in attesa di nuovi catalizzatori che possano ridefinire la direzione dominante dell’indice.

La settimana appena trascorsa è stata particolarmente significativa per la ripresa dei dati macro USA dopo la fine dello shutdown governativo più lungo della storia americana, con la pubblicazione attesa del report sui nonfarm payroll di settembre. Questo dato ha catalizzato l’attenzione degli investitori, influenzando il sentiment sul Dollaro e sui mercati azionari.
Sul fronte trimestrali, la settimana ha visto report misti ma rilevanti, soprattutto nella tecnologia: Nvidia ha sorpreso in positivo con una crescita degli utili del 60% YoY, sostenuta da importanti contratti di vendita che hanno alleviato i timori sul settore AI. Hanno riportato anche Walmart, Home Depot e Target, con focus sui dati di consumo e commenti sulla forza della domanda al dettaglio. Tuttavia, alcuni titoli come AppLovin e Iron Mountain hanno sofferto e segnato ribassi consistenti dopo trimestrali deludenti.
La settimana che inizia vedrà la continuazione della stagione delle trimestrali con report attesi di colossi come Microsoft, Meta, Alphabet, Apple e Amazon nei prossimi giorni, con particolare attenzione al loro impatto sull’S&P 500 e Nasdaq. Dati economici come la fiducia dei consumatori e le vendite al dettaglio rimangono sotto osservazione per la direzione delle politiche monetarie Fed e BCE.
In conclusione, la settimana dal 16 al 22 novembre 2025 ha mostrato un contesto di mercato caratterizzato da volatilità, incertezza sulla direzione dei tassi d’interesse e una pressione significativa sul comparto tecnologico, pur con segnali contrastanti provenienti dalle materie prime. Le attese per le prossime trimestrali e i dati macroeconomici continueranno a indirizzare i mercati nel breve termine. Continua a seguirci per rimanere aggiornato con le analisi e le videoanalisi al canale YouTube Pepperstone Italia.