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Il forte movimento rialzista dell’oro è stato alimentato da una combinazione di elementi tipici del “debasement trade”: paura d’inflazione, sfiducia nel dollaro e acquisti aggressivi delle banche centrali. Tuttavia, quando i fondi speculativi sono entrati in massa, la volatilità è esplosa e la correzione è diventata inevitabile.
Le prese di profitto di martedì hanno innescato una vendita tecnica che ha colpito anche l’argento, sceso dell’8,7%. L’eccessiva posizione lunga sul metallo è stata il catalizzatore di una correzione destinata — secondo Standard Chartered — a “ripulire il mercato prima di una possibile ripresa nel 2026”.
Dopo la discesa, l’oro tratta intorno a 4.120 $, con un primo supporto chiave a 4.003 $, minimo del 22 ottobre. Un recupero stabile sopra 4.217 $ potrebbe rilanciare la tendenza rialzista di medio termine. Al contrario, un nuovo cedimento sotto i 4.000 aprirebbe margini per un’estensione verso 3.859 $ e 3.782 $, aree evidenziate dai principali modelli tecnici.
Gli indicatori di volatilità mostrano una configurazione ancora nervosa: la rottura delle bande di Bollinger sul grafico a 4 ore conferma l’aumento di pressione sugli operatori di breve periodo.
I fattori di fondo che hanno sostenuto la corsa dell’oro rimangono intatti. Il mercato sconta un taglio dei tassi della Fed il 29 ottobre e mantiene alte le aspettative di stimoli monetari nel 2026. Inoltre, la crisi del debito USA, le tensioni in Ucraina e il rischio di uno shutdown del governo federale continuano ad alimentare la domanda di beni rifugio.
Nel breve termine, gli occhi sono puntati sui dati CPI statunitensi e sulla riunione FOMC, due appuntamenti che potrebbero determinare il ritmo del prossimo movimento. Anche eventuali evoluzioni nei colloqui commerciali USA-Cina saranno determinanti per la direzione dei flussi verso gli asset difensivi.
Nonostante il violento sell-off, l’impostazione di fondo dell’oro resta rialzista. Correzioni di questa natura tendono a riequilibrare il sentiment e a fornire nuove basi per la ripartenza del trend principale. Tuttavia, finché la volatilità resterà elevata, il rischio di più ampi movimenti bidirezionali rimarrà concreto.
Strategicamente, livelli come 4.003 $ (supporto) e 4.217 $ (resistenza) definiranno l’arena operativa dei prossimi giorni. Una chiusura settimanale sopra la seconda soglia riaprirebbe la strada verso 4.308 $ e 4.583 $, target segnalati da diverse proiezioni di estensione di Fibonacci.
Il crollo del 9% dell’oro rappresenta un test cruciale per la solidità del bull market. La combinazione di fattori macro favorevoli, correzione tecnica fisiologica e volatilità elevata delinea uno scenario nel quale, nonostante la brusca battuta d’arresto, il metallo prezioso potrebbe tornare presto a brillare — soprattutto se la Federal Reserve confermerà la svolta accomodante attesa dal mercato.
Indici dominati da forti risultati trimestrali di alcune grandi società e da una rotazione degli investitori verso i titoli industriali e dei beni di consumo stabili.
Il Dow Jones Industrial Average ha raggiunto un nuovo record storico, salendo di 218 punti (+0,5%) a 46.924,74 punti, superando il suo precedente massimo raggiunto all'inizio di ottobre. Questo rally è stato sostenuto principalmente dai risultati migliori delle attese di 3M e Coca-Cola, con 3M che ha registrato un aumento degli utili superiore alle previsioni e ha rivisto al rialzo le sue stime aziendali. General Motors ha guadagnato quasi il 15% dopo aver pubblicato risultati trimestrali sopra le aspettative e aver migliorato le previsioni per l'anno, anticipando un progressivo contenimento delle perdite nel segmento veicoli elettrici per il 2026 e oltre.
Nel contempo, l'indice S&P 500, più rappresentativo e seguito, è rimasto sostanzialmente stabile, chiudendo solo marginalmente sotto il suo massimo storico (-0,3%), mentre il Nasdaq Composite ha accusato un calo dello 0,2% a 22.953,67 punti, influenzato da una presa di beneficio sui titoli tecnologici, con Apple e Alphabet che hanno leggermente ceduto terreno dopo aver raggiunto precedenti massimi di prezzo.
La giornata ha riflettuto un quadro di fiducia selettiva: gli investitori sembrano preferire società con bilanci solidi e dividendi affidabili, privilegiando i settori industriale e dei materiali da costruzione, quest’ultimi favoriti anche dagli investimenti infrastrutturali e dalla spesa dei consumatori, mentre stanno mostrando cautela verso i titoli tecnologici più volatili.
Sul fronte macroeconomico, i mercati sono in attesa delle prossime indicazioni della Federal Reserve sui tassi di interesse. Gli operatori rimangono concentrati sul possibile taglio dei tassi già questo mese, ipotesi che è vista con una probabilità vicina al 99%, ma anche sulle indicazioni della Fed riguardo a eventuali dissensi interni, mentre il rapporto sulla spesa dei consumatori e altri dati economici attesi potrebbero influenzare l’orientamento di politica monetaria.
In ambito materie prime, il prezzo dell’oro ha subito una brusca correzione dopo un rally eccezionale durante il 2025, con una perdita superiore al 5% nelle ultime ore, mentre il dollaro si è rafforzato rispetto alle principali valute straniere.
In sintesi, la sessione sulle principali borse statunitensi ha mostrato segnali di consolidamento dopo un forte rally, con il Dow che detta l’andamento positivo grazie a solide trimestrali industriali e il Nasdaq che invece fatica un po’ per via dei pressioni sui titoli tech, mentre gli investitori attendono con attenzione la prossima mossa della Fed e i risultati di colossi come Tesla e Netflix in arrivo nei prossimi giorni.