Il dollaro americano continua a essere venduto in maniera importante, con il dollar index che, dopo aver trovato i supporti in area 98.70 ha finalmente portato a rotture direzionali. Fino a ieri, come commentato su base giornaliera all’interno del nostro trading Hub, abbiamo assistito a vendite di dollari contro tutte le principali divise, con l’euro inizialmente ben acquistato anche in seguito alle comunicazioni relative al nuovo pacchetto di aiuti proposto al Parlamento Europeo, la sterlina che inizialmente è rimasta in ritardo, mostrando delle decorrelazioni in grado di condurre EurGbp oltre l’area di 0.9000 che quando i movimenti di dollaro si sono generalizzati ha seguito l’euro, il canadese che ha effettuato delle rotture tecniche importanti su grafici giornalieri dovute anche ad effetti moltiplicativi di volatilità a causa dei movimenti del petrolio (a rialzo, in attesa della riunione dell’Opec) ed il dollaro australiano, sul quale la RBA ha deciso di lasciare i tassi invariati ieri, comunicando che l’economia rimane ancora in difficoltà e che si potrebbe procedere con l’incremento degli acquisti di obbligazioni per fornire liquidità al sistema economico rimuovendo però i commenti relativi al fatto che la valuta sia troppo forte, che ha amplificato i movimenti raggiungendo i target tecnici studiati a 0.6930 (superandoli), trainandosi dietro anche il neozelandese. Dal punto di vista macro, si rincorrono i commenti riguardanti la situazione di tensione che si sta vivendo in America e che riguarda i diversi coprifuoco che si stanno verificando, a nostro parere questo c’entra ben poco con le vendite di biglietto verde, esse risultano tecniche (dopo un periodo di estrema lateralità) e dovute anche al fatto che il mercato sta ricoprendo posizioni lunghe di dollaro da parte di molti operatori retail. Se dovessimo continuare ad assistere a movimenti direzionali di dollaro, occorre iniziare a prestare attenzione ai primi segnali di frenata del movimento, che se avverranno potrebbero indicare la presa di tutti gli stop che dovevano essere puliti, prima di pensare a movimenti correttivi di breve periodo. Un’ulteriore considerazione che merita di essere citata riguarda il fatto che ci stiamo gradualmente avvicinando al momento in cui le considerazioni macroeconomiche inizieranno ad essere dei possibili market mover. Quando infatti il mercato limerà le stime (andando a stringerle e quindi rendendole più precise) di quali saranno gli impatti derivanti dallo stop per il Covid, potremmo assistere a movimenti direzionali e se in America le aspettative dovessero essere battute in maniera ottimistica, potremmo assistere a nuovi tentativi di acquisto di biglietto verde dopo le vendite che (dopo i movimenti correttivi di breve periodo ipotizzati) potrebbero continuare a spingere il dollaro a ribasso. Vendite che finora hanno finanziato gli acquisti di borse (gran parte della liquidità recuperata sulle discese dei mercati e parcheggiata sul dollaro è stata utilizzata per acquisti di borse e di oro) e che stano ponendo le basi per una ripresa economica più veloce da parte degli States, favorendo le esportazioni.
Dollar Index - grafico giornaliero
Ci viene quasi da commuoverci nell’assistere ai movimenti cui abbiamo assistito ieri su UsdJpy e USdChf. Sul primo, occorrerà verificare con attenzione se quanto stiamo per scrivere diventerà strutturale, attualmente non possiamo dichiarare il fenomeno come reale a causa del fatto che si tratta di un ritorno isolato e che deve ripetersi nel tempo. Sul secondo, i dati sono di fatto. Per quanto concerne UsdJpy, dopo tre settimane di congestione molto stretta, abbiamo assistito alla rottura rialzista del range che si muoveva tra 106.75 e 108.15, con un movimento direzionale a rialzo mentre il resto dei dollari veniva venduto. Dollari acquistati o yen venduti? Yen venduti. Occorrerà verificare se questo movimento iniziale verrà portato avanti nel tempo insieme alle salite di borsa. Questo starebbe a significare che la liquidità che era stata parcheggiata sul dollaro è giunta quasi al termine e che per finanziare acquisti di rischio occorre tornare ad indebitarsi in altre valute a basso tasso (e qui ci sarebbe l’imbarazzo della scelta in un mondo a tesso zero, ma squadra che vince non si cambia), con lo yen che ha sempre mostrato dei meccanismi di indebitamento/ricopertura (questo il motivo per cui lo yen è visto come valuta rifugio) a favore ed in seguito ai movimenti di borse ben oliati. Su UsdChf invece, abbiamo assistito alla strenua difesa del livello di 0.9560, dal quale iniziavano a raggrupparsi le nuvole di ordini di vendita (stop loss di chi era lungo di dollari e stop entry di chi avrebbe lavorato sulle rotture), con la Banca Centrale svizzera che finalmente ha fatto quanto occorre fare per cercare di svalutare un po’ senza andare a sfidare il mercato. In una fase di acquisti importanti di euro contro dollaro, con il mercato che sta comprando anche EurChf a causa di impostazioni tecniche rialziste che stanno generando segnali buoni di breve periodo per gli istituzionali, si è deciso di procedere con acquisti di UsdChf (meno liquido rispetto ad EurUsd per cui più facile da muovere) e di EurChf (sfruttando i movimenti già innescatisi) per riuscire a svalutare il franco allontanandolo dalle zone di pericolo, almeno per il momento. La fase di risk on sui listini continua (dax sopra i 12000 punti e America correlata con l’Europa), stiamo a seguire i movimenti del dollaro in generale e monitoriamo con attenzione UsdJpy per cercare di comprendere quando le correzioni arriveranno.
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