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USD

Il rialzo del dollaro USA persiste dopo l'IPC

Michael Brown
Senior Research Strategist
14 feb 2024
Mentre i mercati continuano a digerire il sorprendente rapporto sull'IPC statunitense di gennaio, la domanda in primo piano nella mente dei partecipanti, almeno nello spazio FX, è se questa possa essere la scintilla che accende la prossima tappa del rally dell'USD, dal momento che una pletora di fattori continua a indicare ulteriori guadagni in vista.

Per quanto riguarda il contesto, come ormai ben documentato, il biglietto verde è di gran lunga la valuta del G10 con la migliore performance su base annua. Il DXY, anche se con un peso del 60 circa verso l'euro, ha guadagnato oltre il 4% dall'inizio dell'anno, testando al rialzo la soglia psicologicamente chiave di 105, mentre l'indice più ampio e ponderato per il trading di Bloomberg sulla forza del dollaro (il BBDXY) ha guadagnato un non troppo modesto 3% dall'inizio del 2024.

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Scavando un po' più a fondo, i guadagni dell'USD finora nel 2024 non solo sono stati di ampia portata, ma i ritardi all'interno del G10 FX possono essere facilmente spiegati. Lo JPY e il CHF sono stati i peggiori performer, con quest'ultimo che ha fatto trading sui Treasury per procura, sopportando il peso del sell-off visto su tutta la curva, mentre la Svizzera ha dovuto affrontare venti contrari sempre più forti, mentre l'inflazione scendeva a livelli bassi dell'1% e i mercati monetari aumentavano le scommesse sul primo taglio della BNS già il mese prossimo.

La sterlina è rimasta relativamente stabile per gran parte dell'anno, con il cable che si è mantenuto in una fascia compresa tra 1,26 e 1,28, anche se ora inizia a prevalere il ribasso, dato che la BoE sembra intenzionata a mantenere i tassi bancari più alti più a lungo rispetto agli altri paesi. Il loonie, nel frattempo, ha beneficiato anche di una BoC leggermente più restrittiva del previsto, oltre che di prezzi del greggio più solidi a causa delle tensioni geopolitiche costantemente presenti in Medio Oriente.

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Tutto ciò porta a chiedersi dove il dollaro possa andare a parare. Al momento, una prospettiva sia fondamentale che tecnica suggerisce che il rialzo sembra destinato a continuare nel breve e medio periodo.

Da un punto di vista fondamentale, sono due gli argomenti principali che spingono l'USD a fare ulteriori progressi. In primo luogo, la narrativa sull'"eccezionalismo degli Stati Uniti" rimane dominante: la crescita è molto più rapida e resistente rispetto agli altri paesi del mondo; il mercato del lavoro è significativamente meno allentato; la politica è destinata a rimanere più restrittiva rispetto ad altri paesi, come risultato di un'inflazione che sembra dimostrarsi più rigida rispetto ad altri paesi, secondo gli ultimi dati dell'IPC.

Ciò porta al secondo argomento a favore del dollaro per estendere i recenti guadagni, in quanto non c'è nient'altro nell'universo G10 che sembri particolarmente interessante come long in questo momento. Per farla breve, l'euro sembra destinato a indebolirsi con la BCE che diventa uno delle prime del G10 a tagliare (anche se potrebbe rimbalzare nel secondo semestre se l'allentamento delle politiche stimolerà una ripresa economica); lo JPY rimane poco attraente mentre i Treasury cedono e un ciclo di inasprimento prolungato della BoJ rimane inafferrabile; la sterlina, nonostante il potenziale di una politica "più alta per più tempo", deve continuare a lottare contro una crescita economica anemica; l'AUD e l'NZD sono ancora poco attraenti a causa della continua mancanza di ripresa e del sentimento negativo nei confronti della Cina; il CAD sembra improbabile che guadagni terreno in modo significativo, dato che la BoC si muove in linea con la FOMC; e, infine, il CHF sembra indebolirsi, dato che la BNS è diventata la prima del G10 a tagliare i tassi.

In sintesi, non si tratta solo di una storia di "eccezionalismo statunitense", ma anche di una domanda di dollaro per default, data la scarsa attrattiva di quasi tutto il resto dell'universo FX del G10.

Anche dal punto di vista tecnico le prospettive sembrano promettenti, con una serie di livelli chiave che sono stati sfondati, o stanno per essere sfondati, su tutta la linea.

Il DXY, ad esempio, come già detto, è vicino a una rottura a ridosso del valore psicologicamente chiave di 105, avendo ormai superato la media mobile a 100 giorni.

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L'euro fa trading sotto la soglia di 1,07, con un livello di spot ai minimi da metà novembre; 1,06 si profila se la rottura dovesse reggere in chiusura.

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Anche il cable è scivolato al di sotto della sua media mobile a 200 giorni, con il minimo storico a 1,2520 e poi la grande cifra di 1,25, dove risiede anche la MA a 100 giorni, ora nel mirino.

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In Asia, lo JPY ha superato la soglia dei 150, continuando a seguire il sell-off del Tesoro quasi tick-for-tick, con pochi segnali che il MoF si imbarcherà in qualcosa di diverso dal jawboning, mentre i massimi precedenti appena a nord della soglia dei 152 incombono.

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L'AUD ha rotto a sud della soglia di 65, raggiungendo nuovi minimi storici e scendendo sotto il 61,8% di ritracciamento del rally del 23° trimestre, mentre l'NZD è sceso sotto le sue medie mobili a 100 e 200 giorni, sondando i minimi precedenti a 0,6050.

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Nel complesso, sembra che il mercato continuerà a comprare dollari e a indossare diamanti ancora per un po'.

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