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Quella appena terminata sarà ricordata come la settimana della svolta monetaria.
Dopo mesi di attesa e indicazioni spesso incerte, la Federal Reserve ha ufficializzato il primo taglio dei tassi dal ciclo restrittivo post-pandemico.
La reazione dei mercati non si è fatta attendere: Wall Street ha accelerato al rialzo, complice anche la flessibilità espressa dal presidente Powell nell’accompagnare la manovra (“la politica resterà data dependent, pronti a intervenire se necessario”). Il nuovo scenario riduce la pressione sul costo del denaro e rimette in moto le aspettative di crescita su settori e titoli più sensibili al contesto macrofinanziario.
Nell’Eurozona, BCE e BoE hanno invece preferito lasciare i tassi invariati: una scelta dettata da dati ancora contrastati sulla crescita e sull’inflazione.
Lo spettro della stagnazione continua a influenzare le scelte delle autorità europee. Occhi puntati anche sull’Asia, dove la BoJ potrebbe sorprendere prossimamente con segnali di svolta, mentre i mercati asiatici, guidati da una Cina rallentata ma resiliente, rimangono variabili chiave per la volatilità globale. Le tensioni geopolitiche (USA-Cina, Ucraina, Medio Oriente) e i rating sovrani europei sono, però, minacce ancora irrisolte, capaci di riaccendere incertezza e volatilità in qualsiasi momento.
L’impatto del taglio Fed si intreccia con una serie di dati chiave in arrivo: focus sulle vendite al dettaglio e i dati sul lavoro USA, vero banco di prova per la tenuta della crescita e dei consumi. L’inflazione inglese e la disoccupazione UE potranno rimodellare le attese sulle future azioni di BoE e BCE.
Sul fronte corporate, la earning season statunitense vede di nuovo protagoniste le Big Tech e i semiconduttori: i loro risultati sopra le attese sono colonna portante della fase rialzista, mentre in Europa crescono le attese per auto di lusso e bancari. Da monitorare anche eventuali sorprese su aziende a media capitalizzazione e suggerimenti delle guidance per la fine d’anno.
Il colosso degli indici USA si conferma faro dei mercati globali.
Dopo una primavera caratterizzata da instabilità e brusche correzioni, l’indice ha invertito direzione già a fine aprile, accelerando fino ai massimi in area 6600 grazie a un mix di fattori tecnici e cambiamento di sentiment dettato proprio dal taglio Fed.
Le medie mobili convergono ora verso una chiara inclinazione rialzista: la più breve segue il prezzo segnalando vivacità a conferma della solidità del trend. L'indice di momentum si mantiene su livelli elevati senza sconfinare nell’ipercomprato, suggerendo spazio per ulteriori allunghi ma anche la possibilità di rapide correzioni nei pressi delle resistenze.
Il grafico dei volumi evidenzia momenti di forte attività nei giorni successivi alle news FED e nelle fasi di svolta tecnica, mentre restano sporadiche le sedute a basso scambio. I pattern giornalieri mostrano spesso la formazione di figure reversal (martello, engulfing), segnale di un mercato vivo e sensibile alle news, ideale per chi effettua operatività intraday con gestione attiva dello stop.
Sul fronte dei livelli, la zona 6000–6050 si è rivelata barriera difensiva, respingendo i ribassi e fungendo da base per le riprese. In alto, la resistenza tra 6650–6700 rappresenta ora il principale spartiacque: un breakout deciso potrebbe innescare nuove accelerazioni, mentre un mancato superamento darebbe il “la” a fasi di consolidamento laterale o perfino a incisive correzioni.
Nel panorama degli indici globali, il NASDAQ100 continua a essere il benchmark della nuova fase post-taglio FED distinguendosi per una traiettoria marcatamente rialzista. Negli ultimi sei mesi, l’indice ha registrato una crescita poderosa, passando da 19.800 fino a superare la soglia chiave dei 24.500 punti, sostenuto da flussi costanti su tech, semiconduttori e titoli growth, con le società legate all’intelligenza artificiale sempre in prima linea tra i driver di performance.
Dal punto di vista tecnico, la struttura resta solida ma emergono i primi segnali di maturità del trend, è proprio la forza accumulata e l’ipercomprato segnalato dai principali indicatori a suggerire la massima disciplina nella protezione di eventuali nuovi rialzi. Per il breve termine, l’allerta resta alta su segnali di inversione, vortici di volatilità e break dei supporti chiave, mentre una nuova gamba rialzista è possibile solo se verranno superati i massimi con volumi convincenti e nuove sorprese positive dagli utili.
Quella di Intel resterà una delle settimane più memorabili dell’anno a Wall Street. Dopo mesi di volatilità, consolidamenti e performance sottotono rispetto ai competitor, INTEL è balzata al centro della scena grazie a una notizia destinata a ridefinire la percezione e le prospettive del colosso dei semiconduttori: Nvidia ha annunciato un investimento da 5 miliardi di dollari in Intel tramite acquisto diretto di azioni ($23,28 per azione), segnando l’inizio di una collaborazione per lo sviluppo congiunto di CPU x86 custom per data center e personal computer.La reazione degli operatori è stata immediata e poderosa: il titolo ha guadagnato in una sola seduta quasi il 23% portandosi a chiusure attorno ai 30,57 dollari, con volumi di scambio eccezionalmente superiori alla media storica. Si tratta della miglior giornata per il titolo dal 1987, aggiungendo circa 27 miliardi di dollari alla capitalizzazione di Intel. Questo exploit tecnico è stato accompagnato da un gap rialzista significativo e dalla formazione di una candela daily estremamente bullish, tipica dei breakout da svolta di sentiment.
Dopo aver lasciato definitivamente i precedenti supporti in area $21–23 e superato le ex-resistenze in zona $25–26, ora il focus operativo va spostato sulla nuova area di resistenza a Il trend individuato dalla regressione lineare è ora positivamente inclinato e in decisa accelerazione, per la prima volta dopo mesi di incertezza e lateralità.L’ingresso di Nvidia e il sostegno governativo rappresentano una svolta strategica: rafforzano la posizione di Intel nella produzione di CPU per AI, cloud e PC, e rilanciano il titolo anche agli occhi degli investitori come cardine della politica industriale USA e hub innovativo per il futuro nei semiconduttori. Tuttavia, visti la rapidità e la forza del movimento, è cruciale monitorare eventuali prese di profitto e il mantenimento dei volumi per confermare la costruzione di un nuovo trend rialzista duraturo.
Il petrolio si consolida sopra 68/70$, ed ha un supporto abbastanza robusto nell'area di prezzo di 60/62$, l'oro ancora ben saldo sopra le resistenze e i massimi storici di area 3.700/3650$ per i cambi l'EUR/USD si ritrova a testare il supporto di area 1.17/1.18 e resta in bilico per uno scenario bullish oltre area 1.195;
L’indice VIX resta su valori storicamente bassi (sotto 15) per via del primo taglio tassi FED: regime di tranquillità apparente facilmente reversibile con shock o sorprese su dati e earning. Attenzione ai volumi, pattern reversal e principali eventi in calendario (earning, dati lavoro, rating). Massima reattività e disciplina nella gestione di stop, con strategie pronte sia per breakout che per repentine inversioni.
La nuova politica espansiva della Fed ha ridisegnato i flussi globali e riacceso i trend: su tutti, S&P 500, Nasdaq e INTEL offrono il terreno più fertile per opportunità direzionali, insieme a EUR/USD ai suoi livelli strategici. Materie prime e oro forniscono protezione per possibili rischi di volatilità.
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