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La giornata di trading del 7 novembre 2025 si apre caratterizzata da una forte volatilità e ribassi sui principali indici americani, in particolare nel settore tecnologico. Il CBOE Volatility Index (VIX), indicatore della volatilità implicita sulle opzioni dell’S&P 500, si porta ai massimi di due settimane, segnalando una crescente “paura” tra gli investitori. A condizionare il sentiment globale troviamo l'attesa dei dati sull’occupazione negli Stati Uniti, il recente maxi-bonus da mille miliardi di dollari approvato dagli azionisti Tesla per Elon Musk, e le persistenti tensioni commerciali tra Washington e Pechino.
Forex: euro e sterlina perdono terreno
Nel mercato Forex, l’euro e la sterlina mostrano debolezza di fronte al dollaro. Il cambio EURUSD si attesta intorno a 1,1558 (-0,06% nelle ultime 24 ore), mantenendosi in un trend tecnico negativo sotto la media mobile a 50 giorni e la resistenza di 1,157. Gli analisti prevedono un possibile calo verso il supporto a 1,147, con volatilità giornaliera in aumento.
L’analisi tecnica del cambio EURUSD evidenzia una fase di consolidamento con tendenza leggermente ribassista. Il cambio ha oscillato principalmente tra livelli di supporto compresi tra 1,146 e 1,15 e resistenze tra 1,168 e 1,174, senza riuscire a consolidare una direzione definita.
I dati aggiornati mostrano che a inizio novembre 2025 il cambio si attestava intorno a 1,153 - 1,157, con minimi recenti vicini a 1,1475 rilevati all’inizio di novembre e massimi giornalieri poco sopra 1,160. Questo range ristretto indica volatilità contenuta, con oscillazioni giornaliere ampiamente inferiori all’1%, tipica di una fase di equilibrio tra domanda e offerta.
Le medie mobili a 14 e 50 giorni confermano questa situazione di stallo. La media corta (MA14) si muove ravvicinata alla media lunga (MA50) e spesso la incrocia, senza dare segnali di tendenza netta.
L’indicatore RSI a 14 giorni, attestandosi intorno a 33-40, segnala un mercato vicino alla soglia di ipervenduto, con potenziali piccoli rimbalzi ma senza forza rialzista significativa al momento.
Dal punto di vista tecnico, i principali livelli da monitorare sono:
La regressione lineare sui prezzi di chiusura degli ultimi mesi mostra una leggera inclinazione negativa, che indica una pressione venditrice debole ma persistente. Tuttavia, il mercato non presenta movimenti bruschi, e l’oscillazione giornaliera rimane contenuta, segno dell’attesa per nuovi impulsi macroeconomici o dati fondamentali che possano spingere il cambio al di fuori della sua attuale finestra di trading.
In sintesi, per un investitore o trader focalizzato sul breve termine, l’EURUSD si configura come una coppia in fase di consolidamento tecnico, con cautela predominante e senza impulsi chiari per una rottura di range. È cruciale seguire l’evoluzione di indicatori come le medie mobili e l’RSI, così come monitorare i livelli di supporto e resistenza chiave, per cogliere eventuali segnali di breakout o rimbalzo nei prossimi giorni.

Analogamente, il GBPUSD si muove sui 1,3121, rispecchiando il sentiment negativo legato alle aspettative di tassi invariati da parte della Bank of England e a dati macroeconomici britannici deludenti.
Il Dollar Index (DXY) si consolida in area 99,81 punti (+0,08%), confermando la forza relativa del dollaro sul breve termine dopo settimane di turbolenze. Sul fronte geopolitico, le tensioni commerciali tra USA e Cina restano un elemento di incertezza, con Pechino che ha annunciato di sospendere temporaneamente alcuni dazi in risposta alle decisioni americane, ma la situazione rimane fluida e fonte di instabilità per i mercati.
L’oro continua a muoversi in modo erratico, riflettendo l’incertezza che domina i mercati globali. Nelle ultime 24 ore, il prezzo spot del metallo giallo ha mostrato ampie oscillazioni, muovendosi in un range compreso tra 111,20 e 110,00 euro al grammo. Il bilancio settimanale segna un calo dell’1,5%, evidenziando la difficoltà degli operatori nel trovare una direzione chiara.
Il metallo rifugio rimane al centro dell’attenzione per la sua sensibilità ai tassi reali e alle aspettative di politica monetaria. Le prospettive di un possibile rallentamento dell’economia statunitense e la recente forza del dollaro stanno creando pressioni contrastanti: da un lato frenano l’interesse per l’oro come bene rifugio, dall’altro alimentano la volatilità tipica delle fasi di incertezza macro.
L’analisi tecnica dell’oro nelle ultime settimane rivela una fase di forte consolidamento dopo i massimi storici registrati a metà ottobre 2025, quando il prezzo ha superato i 4.380 dollari l’oncia.
A seguito di questa ascesa, si è sviluppata una correzione che ha riportato le quotazioni su livelli compresi tra 3.965 e 4.050 dollari l’oncia. Nei giorni recenti, il prezzo dell’oro si attesta intorno ai 4.000–4.005 dollari, segnando una leggera ripresa dello 0,5–0,8% sul breve.
Le medie mobili confermano la situazione di consolidamento: la media a 14 giorni si muove in prossimità dei livelli attuali di prezzo, mentre la media a 50 giorni resta sopra quota 4.040, segnalando una possibile indecisione sul prosieguo del trend rialzista. L’incrocio recente tra le due medie non ha mostrato segnali di inversione decisi, indice di equilibrio tra compratori e venditori.
L’RSI a 14 giorni si mantiene in zona neutra (valori tra 47 e 53), confermando l’assenza di condizioni di ipercomprato o ipervenduto e la persistenza di una dinamica di attesa. Da notare come non siano emersi picchi di volatilità o volumi anomali, sintomo di una fase di scambi regolari privi di pressioni eccessive.
L’analisi delle candele giapponesi mostra una prevalenza di pattern di indecisione, come spinning top, con alcune barre che indicano mercato attendista. Non si osservano pattern grafici di forte inversione o breakout imminenti.
I livelli tecnici di breve periodo da monitorare sono:
La regressione lineare sui prezzi di chiusura nei recenti periodi evidenzia un trend laterale dopo il grande rally di inizio autunno, sottolineando come il momentum rialzista si sia affievolito. Finché il supporto dei 3.965 dollari resta intatto, l’oro potrebbe continuare a consolidare; una rottura netta di questo livello, invece, potrebbe sancire l’inizio di una fase correttiva più profonda, con obiettivi in area 3.800–3.900 dollari. In caso di superamento delle resistenze a 4.051 o 4.100 dollari, il prezzo potrebbe riprendere la corsa verso nuovi picchi.
L’oro sta attraversando un periodo di consolidamento in area 4.000 dollari dopo il rally che ha portato ai massimi storici di ottobre. Gli indicatori tecnici segnalano equilibrio e prudenza, con operatori in attesa di chiari segnali direzionali. Per il breve termine, è fondamentale monitorare attentamente i supporti e le resistenze, nonché i movimenti sulle medie mobili, per cogliere eventuali opportunità operative.

Sul piano tecnico, il quadro resta neutrale con inclinazione ribassista nel breve termine. Finché i prezzi non riusciranno a superare stabilmente la soglia dei 112 €/gr, le probabilità favoriscono ulteriori correzioni verso il supporto psicologico dei 109 €/gr. Solo una chiusura sopra 113 €/gr restituirebbe forza al trend rialzista di medio periodo.
Sul fronte delle materie prime energetiche, il petrolio WTI mostra un andamento spento, appesantito dalle previsioni di surplus nell’offerta globale e da una domanda ancora fragile. Le nuove restrizioni imposte dagli Stati Uniti al greggio russo contribuiscono ad aumentare l’incertezza, ma non bastano a risollevare i prezzi.
Il riferimento americano resta intrappolato tra il supporto a 59 dollari al barile e la resistenza tecnica a 61 dollari. Il mercato appare in una fase attendista, con operatività prevalentemente ribassista favorita dal contesto di eccesso di offerta.
L’andamento del petrolio negli ultimi sei mesi ha registrato una netta transizione da fasi di forte volatilità a una recente debolezza, con quotazioni che nelle ultime settimane oscillano stabilmente tra i 59 e i 62 dollari al barile. I dati aggiornati mostrano che il prezzo del crude oil si attesta intorno ai 60–61 dollari, segnando una diminuzione di circa il 4% rispetto al mese precedente e oltre il 14% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Dopo il rally di gennaio, che aveva portato il prezzo a sfiorare gli 80 dollari, si è verificata una forte inversione: la discesa ha trovato un primo supporto intorno ai 70–72 dollari e successivamente un consolidamento a livelli inferiori, con nuovi minimi fissati tra 57 e 58 dollari. Le ultime sedute, caratterizzate da volatilità contenuta e oscillazioni giornaliere ridotte (range medio nell’ordine del 2–2,5%), evidenziano l’assenza di una direzione marcata.
Gli indicatori tecnici mostrano una media mobile a 14 giorni che riflette la debolezza di breve termine e si posiziona poco sotto i 60 dollari; la media a 50 giorni resta leggermente superiore, confermando il trend ribassista. L’incrocio tra le medie mobili nelle ultime settimane rafforza ulteriormente l’ipotesi di possibile indebolimento.
Il Relative Strength Index a 14 giorni si attesta su valori neutri (intorno a 49–50), segnalando una mancanza di slancio sia da parte dei compratori che dei venditori. Interessante osservare come i movimenti ribassisti siano stati accompagnati da picchi di volumi, sintomo di capitolazioni frequenti nei momenti di pressione.
L’analisi delle candele giapponesi evidenzia pattern di indecisione e inversione – come doji e engulfing – che hanno spesso anticipato brevi rimbalzi soprattutto vicino ai supporti chiave.
I livelli tecnici fondamentali da monitorare nel breve periodo sono:
Dalla regressione lineare sui prezzi di chiusura emerge una pendenza leggermente negativa, a conferma del contesto ribassista, non eccessivo ma prevalente. I volumi di scambio rimangono nella media, senza eccessi indicatori di forti pressioni direzionali.
Nel breve periodo, il petrolio mostra una fase di consolidamento su livelli bassi dopo la forte volatilità di inizio 2025. Il mercato si mostra attendista, con attenzione puntata su eventuali rotture dei supporti (57–58 dollari) o delle resistenze (62–64 dollari) per identificare nuove opportunità di trading. Fino a un segnale chiaro, la prudenza resta d’obbligo: la mancata ripresa dei volumi e la presenza di pattern di indecisione suggeriscono di monitorare costantemente indicatori tecnici e livelli chiave per cogliere inversioni o accelerazioni di trend.

Wall Street ha chiuso una seduta negativa, influenzata dalle prese di profitto sui titoli tecnologici e dalle rinnovate preoccupazioni per la redditività a breve termine del settore. Il Dow Jones ha perso lo 0,84%, l’S&P500 è arretrato dell’1,12%, mentre il Nasdaq 100 ha registrato un calo più marcato, pari all’1,91%.
Tra i titoli più colpiti spiccano Nvidia, Amazon e Tesla, che hanno risentito delle rotazioni settoriali verso asset difensivi e del rafforzamento dei rendimenti sui Treasury. Gli investitori appaiono più cauti dopo la recente corsa ai massimi storici, con un sentiment che resta positivo sul lungo periodo ma vulnerabile alle prese di beneficio nel breve.
L’Europa ha reagito con maggiore stabilità alle vendite americane. L’Eurostoxx 50 ha aperto in leggero rialzo (+0,1%), mentre il DAX tedesco si è mantenuto saldo sopra i 23.760 punti. La resilienza degli indici europei si deve in parte alle stime di crescita graduale e all’assenza di sorprese negative nei dati sul PIL.
Il mercato continentale resta orientato verso un consolidamento laterale, in attesa di nuovi segnali macroeconomici da BCE e Fed. Gli operatori valutano con attenzione le prospettive di tassi d’interesse invariati nel breve periodo e il possibile impatto sul cambio euro-dollaro.
L’indice dei Magnificent 7, che racchiude le principali big tech americane, ha mostrato movimenti particolarmente ampi. Dopo un calo del 3,06% nella seduta precedente, l’ETF MAG7 ha recuperato l’1,29%, chiudendo nella fascia 67,08-67,56 dollari.
Nonostante la volatilità accentuata, il rating tecnico reale elaborato da TradingView rimane in zona buy su base giornaliera e settimanale, confermando la solidità di fondo del comparto tecnologico. Tuttavia, la short-term correction attuale suggerisce prudenza operativa in attesa di un nuovo consolidamento sopra le medie mobili principali.
L’andamento dell’indice S&P 500 mostra una chiusura a 6.750,46 punti il 6 novembre, con una giornata caratterizzata da range molto stretti tra supporto a 6.707 e resistenza a 6.757, segnale di una volatilità contenuta e di equilibrio tra compratori e venditori.
Le medie mobili sono particolarmente significative in questa fase: la media a 14 giorni si attesta sulle quotazioni attuali, mentre quella a 50 giorni resta poco sotto il livello di prezzo corrente, consolidando il segnale di prosecuzione del trend rialzista. Il cosiddetto “golden cross” evidenziato nelle settimane precedenti è stato confermato dal superamento della media a 50 giorni, segnale positivo per la continuazione del movimento ascendente.
Dal punto di vista dei principali indicatori tecnici:
Dal punto di vista grafico, le candele giapponesi mostrano diversi pattern di consolidamento, come spinning top e doji, che suggeriscono momentanea indecisione ma non inversione del trend dominante. La retta di regressione lineare applicata ai prezzi di chiusura evidenzia una pendenza ancora positiva, seppur meno accentuata rispetto ai mesi estivi, segnale di una forza stabile ma non esponenziale.
I livelli tecnici di breve periodo da monitorare sono:
Il S&P 500 si trova in una fase di consolidamento dopo un rally plurimensile, con trend rialzista ancora ben radicato nei movimenti delle ultime sedute. Gli operatori sono chiamati a monitorare attentamente i principali livelli di supporto e resistenza, nonché le dinamiche di volume e indicatori tecnici, per cogliere eventuali segnali di correzione o prosecuzione rialzista. La prudenza resta d’obbligo, soprattutto in caso di volatilità improvvisa o rottura dei livelli chiave.

NASDAQ 100: Analisi Tecnica Aggiornata – Novembre 2025
Negli ultimi sei mesi, il NASDAQ 100 ha mostrato una significativa alternanza di trend che ha portato l’indice dai massimi di primavera-estate (oltre 26.400 punti) a una fase di debolezza progressiva dalla fine di luglio, fino agli attuali 25.130 punti registrati in chiusura il 6 novembre. Nelle ultime settimane, l’indice si è stabilizzato in una fascia di consolidamento compresa tra 24.800 e 25.600 punti, con livelli tecnici e volatilità che meritano attenzione.
Le medie mobili offrono segnali interessanti: la SMA a breve termine (14 giorni) si mantiene sotto la SMA a 50 giorni (attualmente intorno a 24.680 e 25.253 punti rispettivamente), a conferma di un momentum ribassista di breve periodo. Questa configurazione suggerisce cautela e avvalora lo scenario di possibile consolidamento o fase correttiva.
L’RSI a 14 giorni si mantiene su valori neutri (tra 43 e 49), evidenziando come il mercato sia in posizione di equilibrio tra forza rialzista e ribassista, senza eccessi di ipercomprato o ipervenduto.
Dal punto di vista volumetrico, i dati recenti segnalano contrattazioni intorno agli 1,3–1,4 milioni di contratti giornalieri, con picchi più accentuati durante i movimenti di prezzo più intensi. L’aumento dei volumi coincide spesso con fasi di ribasso, rafforzando il segnale tecnico di pressione venditrice.
L’analisi dei pattern grafici e delle candele giapponesi rivela la presenza sporadica di inverted hammer e doji, spesso vicino ai supporti, segno di volatilità e indecisione sui livelli chiave.
I livelli tecnici principali:
Il NASDAQ 100 si trova in una fase laterale ribassista nel breve termine, con momentum debole confermato da medie mobili e RSI stazionario. I volumi e la volatilità suggeriscono cautela: è fondamentale monitorare con attenzione i supporti a 24.800–25.000 e le resistenze sopra i 25.600 punti in attesa di un segnale chiaro per l’operatività. Ancora una volta, il quadro tecnico invita all’osservazione prudente delle evoluzioni dei prezzi e degli indicatori.
