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Arriva il vero market mover di Wall Street! Ovvero la decisione del FOMC, la stragrande maggioranza degli operatori che prezza un ribasso di 25 punti base.
Sullo sfondo, un clima di cauto ottimismo alimentato dalle trimestrali americane e da nuovi segnali di dialogo sul fronte commerciale internazionale.
La chiusura di ieri ha visto il Dow Jones archiviare nuovi massimi oltre quota 47mila punti, affiancato da uno S&P500 solido oltre 6.900 e dal Nasdaq in tenuta sopra i 26.000.
Fino al verdetto della banca centrale, la volatilità rimarrà contenuta, ma l’eventuale taglio e le trimestrali sopra le attese potrebbero spingere gli indici verso nuovi record storici. Il clima resta improntato all’ottimismo, anche se gli operatori più esperti invitano a monitorare attentamente l’evoluzione dei dati macro e delle politiche monetarie, con una crescente attenzione ai rischi di correzione improvvisa.

La riunione di ottobre del FOMC, il comitato di politica monetaria della Federal Reserve, si prepara a prendere una decisione destinata a influenzare i mercati globali. Le aspettative degli operatori indicano quasi all’unanimità un nuovo taglio dei tassi di interesse: si prevede che il corridoio dei Fed Funds possa scendere al 3,75-4% dall’attuale 4-4,25%, portando sollievo ai mercati ma sollevando interrogativi sulla persistenza dell’inflazione.
Inflazione: quadro ancora incerto
Nonostante l’indice CPI di settembre sia risultato inferiore alle attese, attestandosi al 3%, la politica monetaria USA appare ancora restrittiva. Gli indicatori di mercato sulle aspettative di inflazione di lungo periodo si riavvicinano gradualmente al target del 2%, ma le previsioni a breve restano preoccupanti: il sondaggio dell’Università del Michigan segnala attese al 4,7% su base annuale, ben lontane dai minimi registrati nel recente passato.
I salari orari continuano a salire oltre il 3,5%, segnalando pressioni al rialzo sui prezzi e una produttività che, seppur in crescita (+1,5% a giugno), non riesce a compensare totalmente queste dinamiche.
Condizioni finanziarie in evoluzione
Nel medio e lungo periodo, la curva dei rendimenti mostra segnali di rialzo rispetto a un anno fa, anche se sul brevissimo permane ai livelli minimi dal 2022. Le condizioni finanziarie sono più accomodanti, e l’indice dell’Università di Chicago non rileva restrizione monetaria nonostante i tassi elevati.
Il cambio del dollaro resta stabile, inserito in un corridoio stretto dopo mesi di volatilità sotto la presidenza Trump, mentre il numero di assunzioni mensili nei settori non agricoli precipita, preoccupando l’istituto centrale più di ogni altro dato.
Prestiti e credito: sotto il trend
Un ulteriore aspetto di rilievo è la crescita lenta dei prestiti alle imprese non finanziarie, con il credito che resta sotto il trend del PIL. Il canale bancario, meno rilevante negli USA rispetto ad altri paesi, diventa comunque cartina tornasole dell’impatto della politica monetaria sulle aziende con minore accesso ai mercati finanziari.
Fed: bilanciare rischi e dati
Per la Federal Reserve, il contesto attuale impone una politica prudente di “risk management”. Il taglio dei tassi si presenta come misura giustificata per sostenere l’occupazione e ridurre il rischio recessione, pur mantenendo una forte attenzione sulle spinte inflazionistiche. La scelta di procedere “riunione dopo riunione” – e non impegnarsi su tagli futuri – potrebbe essere la risposta più efficace all’incertezza dei dati.
Il prossimo appuntamento del 10 dicembre rivelerà se questa strategia sarà confermata: i dati su inflazione e lavoro saranno sotto la lente sia dei banchieri centrali sia degli operatori di mercato.
La stagione delle trimestrali delle big tech americane si apre in un momento cruciale: mercati azionari sui massimi storici, capitalizzazioni record oltre i 4.000 miliardi di dollari per giganti come Nvidia (già pubblicati), Microsoft e Apple, e valutazioni ancora fortemente sostenute dalla corsa all’intelligenza artificiale. L’S&P 500, dominato dalle “Magnifiche 7”, tratta infatti a 25 volte gli utili attesi, un livello non troppo distante dai picchi della bolla dot.com.
Come sempre in questi casi, il principale quesito per trader e investitori è: la corsa dei titoli tech continuerà, o siamo vicini a una correzione importante? Per rispondere occorrerà analizzare con attenzione tre specifiche voci di bilancio:
Fino al verdetto della banca centrale, la volatilità rimarrà probabilmente contenuta, ma un eventuale taglio dei tassi aggressivo insieme a trimestrali sopra le attese potrebbe spingere gli indici verso nuovi record storici. La situazione generale sembra quindi improntata all’ottimismo, ma gli operatori più esperti invitano a monitorare l’evoluzione dei dati macroeconomici e delle politiche monetarie: cresce infatti l’attenzione verso i possibili rischi di una correzione improvvisa.
Il secondo trimestre si era chiuso in modo positivo per le società statunitensi, con previsioni di crescita a doppia cifra per il 2025, mentre le imprese europee vedevano ridursi le attese fino a prefigurare una stagnazione. Il settore tecnologico USA continua dunque a mostrare resilienza e risultati robusti.
Oggi Microsoft, Google (Alphabet) e Meta Platforms pubblicano i loro dati trimestrali, catalizzando l'attenzione di Wall Street e degli investitori globali. Di seguito, un'analisi dettagliata sull'andamento finanziario, i temi caldi e le prospettive per queste tre Big Tech, con focus particolare su AI, cloud e pubblicità digitale, elementi chiave per comprendere la reazione del mercato e le strategie future dei colossi USA.
Microsoft conferma il ruolo da protagonista dell'innovazione digitale americana. Le stime per il trimestre fiscale in chiusura vedono un fatturato di circa 64,5 miliardi di dollari (+14% annuo), EPS di 3,11 dollari e utile netto stimato a 27,3 miliardi. Il motore principale resta il segmento Intelligent Cloud, con Azure stimato in crescita del 36% (oltre 38% secondo alcune previsioni), confermando la forte domanda di soluzioni aziendali e AI. Gli investitori guardano soprattutto alla capacità di monetizzare gli ingenti investimenti sull'intelligenza artificiale, considerato il contesto di spese record. Microsoft mantiene una performance costantemente superiore alle attese negli ultimi otto trimestri, rafforzando la fiducia degli analisti anche sul rally del titolo, che oggi quota 542,07 USD con un P/E di 39,7.

Alphabet si presenta all'appuntamento dei risultati con uno slancio positivo, grazie a una costante crescita del fatturato pubblicitario e un'accelerazione importante sul fronte cloud. Il consenso prevede una crescita dei ricavi di oltre il 13%, trainata sia dalla raccolta pubblicitaria che dal segmento Google Cloud (previsto +30% nel trimestre). L'utile netto stimato cresce dell'8%, mentre il titolo resta stabile a 267,47 USD con un P/E di 28,5. L'attenzione è focalizzata su come Google stia integrando l'AI generativa nelle sue piattaforme, tanto per il search quanto per la Google Cloud Platform, in un quadro di spesa crescente e di ricerca della monetizzazione degli investimenti in innovazione.

Meta si distingue per una delle crescite di fatturato più sostenute tra le Big Tech: le stime indicano +21,7% annuo, con ricavi a 49,4 miliardi e una crescita dell’EPS attesa dell’11,5%. Il segmento pubblicitario mostra resilienza, trainato dall'engagement su Reels e dai progetti di AI sulle piattaforme. Tuttavia, permane la pressione sui margini, dovuta agli investimenti nella divisione Reality Labs (metaverso e realtà aumentata), ad oggi non ancora redditizia. Il mercato premia la crescita ma resta selettivo, privilegiando le aziende in grado di dimostrare execution, rapidità nella monetizzazione delle nuove tecnologie e visione strategica. Oggi il titolo Meta quota 751,44 USD, P/E a 27,2.