Dopo i picchi post-pandemia, l’inflazione sta gradualmente scendendo, ma nei principali mercati rimane ancora superiore ai target delle banche centrali. Negli USA il core si mantiene intorno al 3%, segnalando che la politica monetaria restrittiva resta giustificata. In Europa, la BCE monitora con attenzione il rischio di un ritorno delle pressioni sui prezzi energetici, che potrebbero ripercuotersi sull’indice dei prezzi al consumo e sull’andamento dei tassi.
Mentre l’attenzione globale è concentrata sulla riunione della Federal Reserve del 17 settembre – dove gli operatori si aspettano dichiarazioni cruciali su un possibile taglio dei tassi entro fine anno – la BCE conferma un orientamento prudente. In un contesto di crescita fragile, la scelta di mantenere invariata la politica monetaria fornisce un elemento di stabilità per i mercati dell’Eurozona.
Il panorama geopolitico resta complesso: le tensioni commerciali tra USA ed Europa (alimentate da nuovi dazi e dalla retorica della presidenza Trump) aumentano l’incertezza sui flussi globali. A ciò si aggiungono le dimissioni dei Primi Ministri in Francia, Nepal e Giappone – eventi che, pur non avendo avuto impatti drammatici sui mercati, restano segnali di un clima politico instabile in molte aree chiave.
La giornata del 12 settembre si configura come uno snodo importante: la riunione della BCE e la pubblicazione del dato CPI USA rappresentano catalizzatori immediati di volatilità, in grado di orientare trend e strategie operative su tutti i mercati, dal forex agli indici.
Il focus resterà alto la prossima settimana con il FOMC del 17 settembre (Federal Reserve), seguito dal meeting della Bank of England e della Bank of Japan entro il 20. Ogni cambiamento nelle guidance sarà scrutinato per individuare opportunità di breakout o di copertura.
Settembre è ancora mese di earning season per molte big di Wall Street: Apple, Microsoft, Nvidia, Amazon e Tesla pubblicano i risultati trimestrali. Dati superiori alle attese potrebbero ulteriormente alimentare il rally tecnologico, mentre sorprese negative sarebbero il primo segnale di rotazione verso titoli più difensivi.
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I mercati azionari statunitensi confermano la loro centralità: Nasdaq, S&P 500 e Dow Jones chiudono la settimana su nuovi record. È un segnale di forza degli USA, visto dagli operatori come un’ulteriore conferma della solidità corporate del comparto tech e della capacità delle aziende di generare utili crescenti, nonostante il contesto globale incerto.
L’indice ha concluso la settimana a 24.015 punti, superando la storica barriera dei 24.000 punti che per mesi aveva limitato i rialzi. Il trend di fondo rimane decisamente rialzista: il supporto a 23.000 rappresenta il primo livello di difesa. Una rottura sopra 24.100 potrebbe innescare nuovi spunti rialzisti, ma la situazione di ipercomprato lascia prevedere anche improvvisi ritracciamenti e volatilità anomala. Il Nasdaq resta comunque l’indice guida per momentum e inflows di capitale.
L’indice guida l’azionario globale con un nuovo massimo a 6.583 punti; attualmente, la resistenza a 6.450 è stata sfondata e funge ora da supporto dinamico assieme a quota 6.300. Anche qui si registra una fase di ipercomprato, da monitorare con attenzione per possibili storni, specie se trainati da dati macro deludenti.
Record a 46.000 punti, con la soglia dei 44.600 come spartiacque tecnico. Il trend primario resta positivo finché non verrà violato questo livello: la tenuta può favorire ulteriori allunghi ma, in caso contrario, l’indice sarebbe tra i primi a subire prese di profitto.
Il principale indice europeo non riesce a superare i 24.000 punti. Il supporto intermedio a 23.600 è diventato fragile: una sua rottura potrebbe amplificare il risk-off spingendo il DAX verso 23.100 o anche più in basso. Di contro, il mercato si sta avvicinando a una situazione di ipervenduto: segnali di ripresa o news positive potrebbero innescare rimbalzi di breveperiodo, ma la prudenza resta necessaria, dato lo scenario instabile e le tensioni politiche tedesche.
Nonostante il terremoto politico delle dimissioni del Premier, la Borsa di Tokyo registra nuovi rialzi fino a 44.600 punti. Il mercato premia la resilienza dell’economia giapponese e il sostegno della BoJ, dimostrando ancora una volta che la liquidità e le aspettative accomodanti possono prevalere sulle news politiche, almeno nel breve termine.
L’oro torna protagonista indiscusso sui mercati globali, aggiornando i massimi storici e superando la soglia dei 2.200$ per oncia. Questa dinamica è alimentata sia dalla ricerca di protezione contro l’inflazione e l’incertezza geopolitica, sia dall’attesa per politiche accomodanti delle banche centrali. L’interesse per l’oro è sostenuto anche dalla debolezza del dollaro e dalle turbolenze su altri asset risk-on: in questo scenario, ogni storno verso i 2.150-2.180$ rappresenta un’opportunità tattica di ingresso per chi segue strategie di copertura o cerca momentum in contesti di stress di mercato. Dal punto di vista operativo, la resistenza sopra 2.200-2.220$ è ora l’unico vero “tetto” tecnico: eventuali nuove accelerazioni possono portare rapide spike verso livelli inesplorati, soprattutto in caso di sorprese dalla Fed o nuove crisi geopolitiche.
Il petrolio WTI si stabilizza attorno ai 64$ al barile, con il supporto strategico fissato a 62$. Il livello di 66$ rappresenta la resistenza tecnica: un breakout sopra questa soglia rafforzerebbe i compratori e potrebbe alimentare nuovi rally, non necessariamente favorevoli però ai consumatori e a settori energy-intensivi. L’instabilità del mercato riflette sia le tensioni geopolitiche (OPEC+, crisi regionali) sia la volatilità della domanda mondiale, variabile influenzata dal ciclo e dai dati macro cinesi.
Il rame registra una ripresa importante, attestandosi sopra quota 3.600 dopo aver subito una perdita del 20% a causa dei dazi imposti da Cina e Stati Uniti. Questo rimbalzo rispecchia sia la rinnovata domanda industriale – soprattutto nel comparto tech e transizione energetica – sia le aspettative di politiche monetarie più morbide e investimenti infrastrutturali. Il rame resta estremamente sensibile alle news macro cinesi e alle variazioni dei tassi: fasi di volumi elevati possono innescare ulteriori accelerazioni (o rapide inversioni) in pochi giorni.
L’euro si mantiene robusto sopra quota 1,17, ma i mercati sono attenti al test con la resistenza intermedia a 1,1830: sopra questo livello si aprirebbero spunti per ulteriori apprezzamenti. In caso contrario, una discesa sotto 1,15 porterebbe rapidamente il cambio verso area 1,13/1,10, rendendo virtuose strategie short tattiche sulle news BCE e dati USA.
La sterlina combatte con la resistenza a 1,37: sopra tale livello lo scenario si fa costruttivo, mentre cedimenti sotto 1,33 espongono a nuove accelerazioni ribassiste, amplificate dalle incertezze macro di Bank of England e dal sentiment risk-off globale.
La presentazione dei nuovi prodotti non è stata sufficiente a sostenere il titolo, sceso sotto quota 240$. I minimi a 226$ rappresentano uno snodo tecnico, con un supporto intermedio tra 215 e 218$. Una perdita dei 226$ potrebbe catalizzare vendite fino a 205-200$, mentre solo forti dati su vendite/prodotti potranno invertire il sentiment.
Nonostante la volatilità internazionale e le tensioni regolatorie sui dazi, Nvidia continua il recupero tecnico. Il supporto a 170-168$ si è dimostrato robusto; la resistenza a 177$ è il livello da superare per mirare all’area 200$. Il settore resta iperdinamico, trainato dall’hype sull’AI, ma anche estremamente sensibile a news geopolitiche.
I nuovi massimi USA confermano il momentum rialzista di Wall Street. Europa e Asia più instabili ma offrono occasioni tattiche nei movimenti di volatilità. Gli investitori restano prudenti in attesa di dati macro e scelte delle banche centrali.
Un break deciso sopra le nuove resistenze (Nasdaq >24.100, S&P500 >6.583, DAX sopra 24.000) e earnings positive potrebbero scatenare un’estensione del rally. Condizioni favorevoli: dati macro solidi, inflazione in calo e orientamento accomodante delle banche centrali.
Sorprese negative sui dati USA/EU, dichiarazioni restrittive Fed o inasprimento dei rischi geopolitici potrebbero innescare prese di profitto e correzioni violente, con target sui supporti critici: Nasdaq a 23.000, S&P500 a 6.300, Dax a 23.100.
La volatilità implicita resta sotto controllo (VIX 17-18), ma pronta a impennarsi sopra 20 in presenza di notizie macro negative, earning sotto le aspettative o escalation politiche. In Europa, il VStoxx riflette tensioni latenti, con spikes frequenti su dati BCE o crisi politiche. In questo quadro è essenziale adottare gestione attiva del rischio, con stop dinamici e strategie di hedging.
La settimana mette in evidenza la forza storica di Wall Street, i rischi dell’Europa e le opportunità sulle valute e sulle materie prime.
• Trader e investitori: aggiornate i livelli chiave per Nasdaq, S&P500, Dow e DAX; allineate le strategie ai possibili scenari di volatilità e news event.
• Riepilogo mercati promettenti: focus su tech USA, breakout forex (euro/dollaro, sterlina/dollaro), rimbalzi tattici su DAX/Nikkei, attenzione alle commodities in fase esplosiva.
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