La Bank of England, sotto tensione a causa del nuovo piano di riduzione delle tasse che ha portato ad approfondimenti ulteriori della sterlina, si trova di fronte ad un ulteriore problema. Come cercare di mantenere i rendimenti dei propri titoli di stato sotto controllo? Soprattutto, sul lungo periodo, in un contesto di inflazione galoppante?
L’intervento dell’istituto centrale non è stato a mercato aperto, come quello condotto dalla Bank of Japan, la quale ha acquistato yen contro dollari americani sul mercato (per la prima volta dal 1998), per interrompere la continua discesa unidirezionale della propria divisa.
La Bank of England ha invece deciso di non acquistare sterline sui mercati, ma ha propeso per un intervento a calmierazione del surriscaldamento avvenuto sui rendimenti dei titoli di stato a lunga scadenza inglesi, saliti sul 10 anni ad oltre il 5% da precedenti livelli pari a 2% - 2.5%, con il 2 anni che quota oltre il 4% da livelli precedenti intorno a 1.8% - 2.00% , ed il 30 anni passato a 3.95% dal 5% pre-intervento.
Il motivo ufficiale dell’intervento è stato spiegato in questo modo dalla BoE:
“Questo riprezzamento (dei rendimenti, ndr) è diventato più significativo negli ultimi giorni e sta interessando in particolare il debito pubblico britannico a lunga scadenza. Se le disfunzioni in questo mercato dovessero continuare o peggiorare, ci sarebbe un rischio sostanziale per la stabilità finanziaria del Regno Unito. Ciò porterebbe a un ingiustificato irrigidimento delle condizioni di finanziamento e a una riduzione del flusso di credito all'economia reale.
In linea con il suo obiettivo di stabilità finanziaria, la Banca d'Inghilterra è pronta a ripristinare il funzionamento del mercato e a ridurre qualsiasi rischio di contagio alle condizioni di credito per le famiglie e le imprese del Regno Unito.”
Il motivo reale invece, è da ritrovarsi nel fatto che mancavano totalmente i bid (le offerte di acquisto) sui book delle obbligazioni a lunga scadenza, con il rischio che senza l’intervento della Banca Centrale i rendimenti avrebbero potuto arrivare attorno a livelli di 7.5% - 8.5%.
Si sarebbe potuti arrivare a questo scenario (e non è detto che il mercato on tenti di ritestare questi livelli) in quanto i fondi pensione inglesi, principali attori ed acquirenti del debito a lungo periodo britannico, iniziano ad avere necessità di liquidare i propri asset a causa della diminuzione del loro valore in conto capitale, rischiando di doverli vendere a prezzi eccessivamente ribassati a causa della mancanza di acquirenti.
Per questo la Banca Centrale ha deciso di fare da controparte per tutti coloro che volessero vendere i propri titoli.
Checchè se ne dica e qualsiasi giustificazione si comunichi al mercato, non cambia il fatto che si sta iniettando liquidità che non verrà sterlilizzata nel sistema, portando ad un aumento della massa monetaria in circolazione (perchè la banca non sta vendendo titoli di stato, con l’effetto di ritirare liquidità dal sistema, con la prima asta per la normale vendita dei Gilts che è stata tra l’altro spostata di una ventina di giorni a fine mese, per permettere tutte le operazioni di acquisto di titoli di stato).
La Bank of England ha deciso di intervenire sul mercato obbligazionario inglese, andando ad acquistare 5 miliardi di sterline al giorno di Gilts, titoli di stato a lunga scadenza (maggiore di 20 anni).
La Bank of England, sotto tensione a causa del nuovo piano di riduzione delle tasse che ha portato ad approfondimenti ulteriori della sterlina, si trova di fronte ad un ulteriore problema. Come cercare di mantenere i rendimenti dei propri titoli di stato sotto controllo? Soprattutto, sul lungo periodo, in un contesto di inflazione galoppante?
L’intervento dell’istituto centrale non è stato a mercato aperto, come quello condotto dalla Bank of Japan, la quale ha acquistato yen contro dollari americani sul mercato (per la prima volta dal 1998), per interrompere la continua discesa unidirezionale della propria divisa.
La Bank of England ha invece deciso di non acquistare sterline sui mercati, ma ha propeso per un intervento a calmierazione del surriscaldamento avvenuto sui rendimenti dei titoli di stato a lunga scadenza inglesi, saliti sul 10 anni ad oltre il 5% da precedenti livelli pari a 2% - 2.5%, con il 2 anni che quota oltre il 4% da livelli precedenti intorno a 1.8% - 2.00% , ed il 30 anni passato a 3.95% dal 5% pre-intervento.
Il motivo ufficiale dell’intervento è stato spiegato in questo modo dalla BoE:
“Questo riprezzamento (dei rendimenti, ndr) è diventato più significativo negli ultimi giorni e sta interessando in particolare il debito pubblico britannico a lunga scadenza. Se le disfunzioni in questo mercato dovessero continuare o peggiorare, ci sarebbe un rischio sostanziale per la stabilità finanziaria del Regno Unito. Ciò porterebbe a un ingiustificato irrigidimento delle condizioni di finanziamento e a una riduzione del flusso di credito all'economia reale.
In linea con il suo obiettivo di stabilità finanziaria, la Banca d'Inghilterra è pronta a ripristinare il funzionamento del mercato e a ridurre qualsiasi rischio di contagio alle condizioni di credito per le famiglie e le imprese del Regno Unito.”
Il motivo reale invece, è da ritrovarsi nel fatto che mancavano totalmente i bid (le offerte di acquisto) sui book delle obbligazioni a lunga scadenza, con il rischio che senza l’intervento della Banca Centrale i rendimenti avrebbero potuto arrivare attorno a livelli di 7.5% - 8.5%.
Si sarebbe potuti arrivare a questo scenario (e non è detto che il mercato on tenti di ritestare questi livelli) in quanto i fondi pensione inglesi, principali attori ed acquirenti del debito a lungo periodo britannico, iniziano ad avere necessità di liquidare i propri asset a causa della diminuzione del loro valore in conto capitale, rischiando di doverli vendere a prezzi eccessivamente ribassati a causa della mancanza di acquirenti.
Per questo la Banca Centrale ha deciso di fare da controparte per tutti coloro che volessero vendere i propri titoli.
Checchè se ne dica e qualsiasi giustificazione si comunichi al mercato, non cambia il fatto che si sta iniettando liquidità che non verrà sterlilizzata nel sistema, portando ad un aumento della massa monetaria in circolazione (perchè la banca non sta vendendo titoli di stato, con l’effetto di ritirare liquidità dal sistema, con la prima asta per la normale vendita dei Gilts che è stata tra l’altro spostata di una ventina di giorni a fine mese, per permettere tutte le operazioni di acquisto di titoli di stato)
Questo può condurre ad ulteriori pressioni inflazionistiche, ma non è questo che risulta preoccupante.
Quello che davvero ci preoccupa è la possibilità che la sterlina inglese possa subire ulteriori ripercussioni negative andando a riportarsi verso i minimi storici raggiunti dopo il flash crash dell’altra notte, in quanto il mercato ha dimostrato di essere preoccupato per la situazione economica generale della Gran Bretagna, all’interno di uno scenario che potrebbe condurre a tentativi di ridimensionamento ulteriori da parte delle borse, che potrebbero necessitare di riaggiustamenti ulteriori dei prezzi prima di poter pensare di fornire dei rally capaci di creare rendimenti per i portafogli ed in grado di provare a contenere gli effetti dell’inflazione sui tassi di rendimento reali.
Quello che davvero ci preoccupa è la possibilità che la sterlina inglese possa subire ulteriori ripercussioni negative andando a riportarsi verso i minimi storici raggiunti dopo il flash crash dell’altra notte, in quanto il mercato ha dimostrato di essere preoccupato per la situazione economica generale della Gran Bretagna, all’interno di uno scenario che potrebbe condurre a tentativi di ridimensionamento ulteriori da parte delle borse, che potrebbero necessitare di riaggiustamenti ulteriori dei prezzi prima di poter pensare di fornire dei rally capaci di creare rendimenti per i portafogli ed in grado di provare a contenere gli effetti dell’inflazione sui tassi di rendimento reali.