L’inflazione USA per il mese di settembre ha fatto registrare numeri peggiori rispetto alle attese. 8.2% contro aspettative di 8.1% per il dato pieno, 6.6% contro attese pari a 6.5% per il dato core (ossia quello depurato dal paniere alimentare ed energetico).
La reazione dei mercati è stata importante e ha condotto gli indici americani a delle rotture dei minimi, eccezion fatta nel momento in cui scriviamo per il Dow Jones, che si trova comunque di fronte a una potenziale strada negativa.
Dall’analisi pre dato dei tre principali indici, si notavano tre setup diversi. Nasdaq già sotto gli ultimi minimi relativi, Dow Jones sopra gli ultimi minimi relativi, S&P sugli ultimi minimi relativi.
Indici USA - grafici giornalieri
Con l’approfondimento ribassista del Nasdaq dopo il dato, con la rottura a ribasso dello S&P500 e con il Dow Jones che si sta riallineando con questi tentativi di rottura, abbiamo la possibilità di vedere anche gli indici europei seguire questo movimento.
Dax - grafico giornaliero
Come si può notare dal grafico infatti, il Dax (con un setup simile al Dow Jones pre dato - ossia con prezzi superiori agli ultimi minimi relativi), sta cercando di raggiungere i minimi ed è possibile che essi vengano raggiunti e superati, in caso di continuazione delle tensioni.
Il dollaro si sta rafforzando in virtù di due fattori: avversione al rischio, che conduce al proteggersi sul biglietto verde, recuperando anche liquidità pronta per essere investita su altri asset al momento ritenuto opportuno e aspettative di rialzo ulteriore dei tassi (probabilità che a novembre la Fed rialzi di altri 75 bp in salita dopo il dato e avvicinamento probabile al 100%, sui futures sui Fed Funds), non ancora totalmente prezzate dal mercato.
Rispetto alla mattinata odierna, siamo passati dall’86% di probabilità di 75 punti di rialzo e 14% per 50 punti, a 98.6% di probabilità di rialzo di 75 punti e 1.4% per 100 punti.
Fed Watchtools - Source CME