Il cambio USDJPY ha recentemente mostrato segni di cedimento, con una battuta d'arresto dopo un rialzo di tre giorni, fermatosi poco al di sotto della zona di resistenza chiave tra 148.80 e 149.40. Questa è la seconda volta che questa zona funge da tetto, aumentando i rischi al ribasso. Tecnicamente, la candela doji di martedì ha sollevato preoccupazioni che la coppia possa rimanere intrappolata in un pattern laterale di tre mesi. Gli indicatori di momentum, come lo stocastico in ipercomprato e l'RSI in calo verso la soglia neutra di 50, suggeriscono poco ottimismo.
Un movimento negativo confermato al di sotto della media mobile (MA) a 50 giorni, situata a 145.50, potrebbe aprire la strada a un calo verso i minimi del range a circa 142. Al rialzo, una rottura sostenuta sopra la zona di resistenza 148.80–149.40 (media a 100 periodi) è un prerequisito per un rally verso 151.00 e il livello di Fibonacci del 61.8% a 151.60.
L'attenzione principale del mercato valutario è puntata sulla decisione della Federal Reserve (FOMC). Nonostante le ampie aspettative che il comitato mantenga i tassi d'interesse invariati, l'attenzione è tutta sui dettagli. Gli operatori saranno particolarmente interessati al modello di voto e alla conferenza stampa del Presidente della Fed Jerome Powell, cercando indizi sulla direzione futura della politica monetaria.
Un aspetto cruciale da monitorare è la possibilità di dissensi interni. I governatori della Fed Christopher Waller e Michelle Bowman si sono espressi pubblicamente a favore di un taglio dei tassi. Waller sostiene che i dazi generano aumenti di prezzo una tantum che la Fed dovrebbe "ignorare", concentrandosi invece sull'occupazione, che a suo avviso è vicina alla "velocità di stallo". Bowman, d'altra parte, motiva il suo sostegno a un taglio citando un'inflazione che è scesa o ha deluso le aspettative, e preoccupazioni per i rischi al ribasso sull'occupazione. Un doppio dissenso da parte dei governatori non si verifica dal dicembre 1993.
Nonostante le pressioni politiche da parte del Presidente Trump per un taglio dei tassi, che ha persino citato i costi di ristrutturazione della sede della Fed come motivo di critica, la maggior parte degli osservatori della Fed si aspetta che Powell difenda la posizione di pazienza della banca centrale. Powell ha insistito sulla necessità di più tempo per valutare l'impatto dei dazi sull'inflazione, una posizione condivisa da molti suoi colleghi che notano come l'inflazione rimanga al di sopra dell'obiettivo e il mercato del lavoro sia vicino alla piena occupazione.
Anche la Banca del Giappone (BoJ) annuncerà la sua decisione di politica monetaria. Anche in questo caso, la BoJ dovrebbe mantenere i tassi invariati. Tuttavia, il focus sarà sulla forward guidance, soprattutto dopo l'accordo commerciale tra Stati Uniti e Giappone. La probabilità di un rialzo dei tassi da parte della BoJ entro la fine dell'anno è salita a circa l'80%, e gli operatori cercheranno conferme o smentite. Una maggiore apprezzamento dello yen richiederà probabilmente dati statunitensi deboli per aumentare le scommesse dovish sulla Fed, o cifre di inflazione giapponesi più elevate per prezzare ulteriori rialzi dei tassi.
Prima della Fed, la Banca del Canada (BoC) annuncerà la sua decisione. Anche la BoC dovrebbe rimanere ferma, a causa di un'inflazione più "appiccicosa" del previsto. La banca è preoccupata per l'inflazione indotta dai dazi e le imprese avvertono che probabilmente trasferiranno i costi aggiuntivi ai consumatori. La tensione nei negoziati commerciali USA-Canada, con la minaccia di dazi del 35% da parte del Presidente Trump se non verrà raggiunto un accordo entro il 1° agosto, intensifica ulteriormente questi rischi.
La settimana è ricca di dati economici significativi. Oggi sono attesi l'ADP degli Stati Uniti, il PIL del secondo trimestre e la decisione del FOMC sui tassi. Domani saranno la volta della decisione sui tassi della BoJ, dell'indice dei prezzi PCE statunitense, delle richieste di sussidi di disoccupazione e dell'indice del costo del lavoro. Infine, venerdì concluderemo la settimana con il rapporto NFP (Non-Farm Payrolls) e l'ISM manifatturiero statunitense. Questi dati, in particolare la componente dei prezzi del PIL statunitense, potrebbero iniettare una volatilità anticipata.
È interessante notare che la volatilità del cambio euro/dollaro ha raggiunto i minimi mensili, e anche le coppie con lo yen mostrano una volatilità molto bassa. Questo suggerisce una certa "compiacenza" degli investitori, in parte attribuibile alle tensioni commerciali ridotte e a un appetito per il rischio robusto. Tuttavia, la situazione potrebbe essere messa alla prova dai prossimi rapporti sugli utili delle principali aziende tecnologiche, come Microsoft e Meta, che potrebbero influenzare il sentiment azionario.