Tutto come da attese. Taglio di tassi da parte della Fed e pausa, per il momento. L’anno, da un punto di vista di politiche monetarie, è finito. Occorrerà continuare a monitorare le condizioni di liquidità del sistema interbancario (ieri una domanda sull’argomento è stata fatta e Powell ha risposto che occorre chiedersi il perché la liquidità non entri dalle banche commerciali nel sistema Fed e che questa situazione rientra tra quelle che l’istituto americano sta monitorando per decidere cosa fare in futuro) ed iniziare, come dicevamo ieri, a tenere sotto analisi tutti i dati macroeconomici che verranno rilasciati, a partire dai Non Farm Payrolls di domani, anche se essi non saranno in grado di muovere le aspettative degli operatori e degli analisti, è troppo presto. Un passaggio importante riguarda le attese da parte della Fed circa quello che abbiamo utilizzato come primo articolo del mio ritorno in pubblico, dopo un pesante patto di non concorrenza durato tre anni, ovvero la questione Daxit. Dazi e Brexit. Il fatto che si inizi a scontare un possibile accordo tra Usa e Cina e che il rischio di un’hard brexit sia andato a livellarsi di molto possono incidere sulla fiducia dei consumatori e questo potrebbe essere positivo per l’economia americana, che per il momento non è vista in pericolo dalla Fed. L’inflazione risulta stabile, le paghe soprattutto legati ai lavori a più basso salario sono aumentate lievemente e la curva dei tassi si sta sistemando. Seguiamo i dati che ci faranno capire se ripartirà la macchina dei consumi e degli investimenti, vera locomotiva dell’economia americana. Per il momento, nessun allarme rosso. Passiamo ora ai mercati, con la reazione del dollaro a due vie, prima acquisti e poi vendite, reazioni ascrivibili al breve periodo e che non dovrebbero condurre a movimenti direzionali di lungo di vendite di biglietti verdi in quanto i tassi nominali e reali associati ad essi rimangono tra i più remunerativi del pianeta se parliamo di economie avanzate, sarà da guardare con attenzione la prossima decina di giorni dove potremmo assistere a tentativi di rottura dei minimi sul dollar index, strumento molto tecnico, con il passaggio a ribasso oltre area 96.65 che potrebbe condurre verso area 96.10 (nel Pepperstone Trading Hub vedremo l’impostazione tecnica del future). In ultimo, le borse hanno confermato i flussi di capitale in entrata che abbiamo evidenziato sempre su queste pagine nei giorni scorsi, con l’arrivo sui nuovi massimi storici ed il raggiungimento di tutti i target tecnico-statistici ipotizzati. Iniziamo inoltre a guardare il possibile ritorno del dollarocentrismo sui mercati: le reazioni del UsdJpy di ieri (che è sceso insieme al dollaro invece di salire con le borse) e dell’oro (che si è mosso insieme al dollaro, dopo parecchio tempo, iniziano ad essere indicative.
L’euro, dopo le prime reazioni sulla Fed che sono state da tipico buy the rumor and sell the news, è riuscito a rompere l’area di resistenza oltre la quale abbiamo individuato la possibile presenza di nuvole di ordini di acquisto e che fino a quel momento aveva funzionato perfettamente, andando a centrare i target tecnici ipotizzati in area 1.1150, zona sulla quale i prezzi si sono fermati per poi, durante la notte, ripartire verso 1.1170. Ci troviamo ora nei pressi dei massimi precedenti giornalieri che, se superati, potrebbero dare spazio a potenziali estensioni verso area 1.1190 e 1.1225, con una divergenza ribassista daily da tenere come filtro e che potrebbe dare il ritmo al movimento.
I target tecnici che avevamo ipotizzato sono stati raggiunti ed ora troviamo interessante soltanto guardare un grafico daily, sul quale è in formazione una divergenza ribassista veloce che però non offre buoni rapporti tra rischio e rendimento ai prezzi attuali. Potrebbero infatti intervenire a frenata della discesa attuale delle quotazioni i supporti dinamici e statici passanti in area 108.10 che, unitamente alle protezioni che andrebbero mantenute sopra gli ultimi massimi, creerebbero un r/r iniziale inferiore a 1:1. Soltanto in caso di superamento di tali supporti potrebbero avvenire le potenziali estensioni ulteriori, se la divergenza, in corrispondenza di essi, fosse ancora carica.
Raggiungimento dei target anche sul cable, sul quale continuiamo a seguire la possibilità di approdo in area 1.2990, con, sul daily, un occhio puntato a potenziali estensioni sopra area 1.30 ¼, che se superata dovrà iniziare a farci curare una possibile divergenza ribassista daily come filtro sul movimento di salita.
Raggiungimento di tutti i target visti ieri anche sull’australiano, che ora mostra possibili aree di supporto orarie poste tra 0.69 figura e 0.6910, per possibili rimbalzi verso i massimi che, se superati, potrebbero lasciare spazio ad analisi che arrivano da un time frame daily, sul quale avremmo la negazione dell’area statica di resistenza che arriva dai massimi precedenti di metà settembre e dai minimi di metà luglio, per estensioni potenziali verso 0.6940, 0.6955 e 0.6975.
Ottimo anche il dax che, sulla rottura ipotizzata di 12.870 ha raggiunto il primo target a 12.830, zona che avrebbe dovuto essere superata per estensioni ulteriori verso 12.810 e 790. Stiamo ora seguendo il suo ritardo nei confronti delle borse americane, con l’idea che soltanto ritorni sopra area 12.960 potrebbero condurre ai massimi di 12.980 e ad estensioni ulteriori verso 13.000 e 13.040.
Ottimo il raggiungimento di tutti i target ipotizzati. Continuiamo a seguire il mercato con un abbinamento di target potenziali tecnici e statistici (dovuti al fatto che se entriamo in quella che definisco la “terra di nessuno” non abbiamo riferimenti che ci arrivano dal passato), tenendo conto che in caso di ripartenze oltre area 3.053,50 i prezzi potrebbero tendere a 3.055, 60 e 65.