Il prezzo del petrolio per la prima volta nella storia è andato il territorio negativo. I futures sulla scadenza di maggio hanno toccato il prezzo di settlement o regolamento di ’37 dollari al barile. Chi aveva acquistato il petrolio, pur di non farselo consegnare fisicamente si è dichiarato disposto a pagare per poter vendere i contratti che aveva in portafoglio. Una distorsione di mercato che avviene quando i costi relativi alla materia prima (produzione, trasporto e stoccaggio) risultano più elevati del prezzo della materia prima stessa. Ne parlavamo ieri mattina sulla CNBC, le tensioni si tagliano con il coltello e siamo ben lontani da una ripresa strutturale della domanda, con l’eccesso di offerta che sta mostrando i propri effetti e che neanche la fase due relativa alla pandemia sembra poter mitigare. Tutti i tentativi di ripartenza dei prezzi sono curati a vista dagli operatori, per studiare possibili strategie atte ad approfittare di ulteriori tentativi di storno ribassista. L’effetto distorsivo sui prezzi è stato molto ampio. Con i prezzi in negativo per le scadenze di maggio, avevamo le scadenze di giugno che quotavano intorno ai 23 dollari al barile e quelle di luglio 27 dollari, dimostrando che gli animi degli operatori risultano più rilassati sulle scadenze più lunghe, anche se ora sarà da curare con estrema attenzione l’evoluzione di tutta la situazione. Intanto da Trump arriva la comunicazione che gli Stati Uniti stanno acquistando 75 milioni di barili da tenere a riserva, spiegando che è il momento giusto per poter e d ver sfruttare dei prezzi favorevoli per fare scorte di materia prima.
Il resto del mercato, come da sostanziali previsioni, non ha reagito in maniera particolare. Le borse rimangono sui livelli visti ieri, con i flussi di capitale più concentrati sulle soluzioni che verranno porposte il 23 aprile dal Consiglio Europeo, come visto ieri, e con i rifugi che al momento non risultano acquistati, anche se ammoniamo e predichiamo estrema attenzione per quanto concerne il franco svizzero nei confronti dell’euro, che potrebbe tentare delle discese sotto quota 1.0500, con possibili interventi da parte della SNB per cercare di contenere la forza della divisa elvetica e con l’oro che nel medio periodo continua a rimanere interessante. Avevamo pensato di parlare di valute oggi, rimandiamo il discorso a domani.
Petrolio – grafico h1
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